Il 31 Dicembre 2019 Wuhan, città della Cina centrale diventa il focolaio del Coronavirus, anche conosciuto come Covid-19.
Il 30 Gennaio 2020 il virus arriva in Italia. La situazione viene presa con superficialità, non vengono adottate sin da subito le giuste misure di sicurezza e di prevenzione e il 9 Marzo 2020 l’Italia entra in quarantena, dopo che il virus ha messo a terra la parte settentrionale, in particolare la Lombardia e ha cominciato a diffondersi anche al centro sud. È pandemia, alcuni parlano addirittura di terza guerra mondiale, una guerra non con armi, ma batteriologica.
Nel giro di una settimana, tutti quanti, e in particolar modo la categoria dei liberi professionisti si sono ritrovati senza lavoro: noi, psicologi e tutor costretti ad annullare tutti gli appuntamenti e i tutoraggi senza poter comunicare alle famiglie quando tutto avrebbe potuto riprendere e lasciando i genitori nel panico totale. La situazione ha spiazzato tutti quanti: loro che non sapevano come gestire il carico di compiti e noi che non sapevamo come fare ad aiutare loro e noi stessi. Tutti del resto sappiamo che se i liberi professionisti non lavorano, non guadagnano.
Dopo la prima settimana di “ferie forzate” ho deciso di prendere in mano la situazione e di contattare tutte le famiglie per proporre loro un tutoraggio a distanza. Le scuole hanno cominciato a
fare didattica attraverso le piattaforme online, e perché non pure io? Perché non provare a seguire i bambini con queste piattaforme? Non è la stessa cosa, non c’è il contatto diretto con il
bambino, non c’è la stessa atmosfera e non ci sono quei dieci minuti che tutti chiedono in cui si scarica la fatica attraverso dei giochi che comunque hanno funzione di potenziamento, però
quantomeno non si lasciano da sole le famiglie.
Lavorare come tutor, in una situazione di normalità, non è semplice: c’è bisogno di empatia, elasticità, flessibilità, a volte anche un po’ di severità e soprattutto la capacità di cogliere le
esigenze di ogni singolo studente. Può sembrare un lavoro stupido, banale, qualcuno potrebbe pensare “vabbè, che ci vuole? Si tratta di aiutare bambini a fare i compiti”: assolutamente no. Si
tratta di trovarsi davanti a decine di bambini e ragazzi diversi, ognuno col proprio carattere, ognuno con i propri limiti e con i propri punti di forza e ognuno con le proprie esigenze. La
bravura del tutor sta proprio nel cogliere quelle esigenze e riuscire a trovare lo strumento, il metodo, o la scappatoia più adeguata al bisogno; la bravura del tutor sta nel trovare la strategia
per fare in modo che il bambino con DSA riesca a raggiungere, seppur con tempi e modalità differenti, gli stessi traguardi degli altri.
In questa situazione lavorare è ancora più difficile: bisogna preparare anticipatamente le lezioni, reperire prima il materiale come per esempio le pagine da studiare, fornire ai genitori le schede per il potenziamento, spiegare loro la modalità con cui verrà fatta la lezione, preparare gli schemi e le mappe da dare in anticipo al bambino per permettergli di prepararsi prima della lezione frontale. Assicurarsi perciò che almeno una parte degli strumenti compensativi gli siano garantiti. Assicurarsi inoltre che il bambino non abbia ulteriori difficoltà rispetto a quelle che già ha, nel trovarsi a svolgere una lezione con l’uso della tecnologia anziché avere di fronte una persona fisica che lo guidi nel suo percorso.
Si provi ad immaginare la difficoltà che gli alunni DSA hanno in questo periodo: devono studiare lo stesso programma dei loro compagni di classe, senza l’utilizzo di misure dispensative, perché la situazione è già abbastanza difficile da gestire per situazioni normali, figuriamoci se gli insegnanti dovessero organizzare lezioni a parte per i loro studenti DSA. Spesso si trovano a dover studiare da soli perché non tutti i genitori sono in grado di aiutarli. Si provi a pensare al loro stato d’animo.
È per questo motivo che, nonostante il momento difficile che ognuno di noi sta passando ho deciso di continuare, per quanto mi è possibile, a svolgere il mio lavoro. L’ho fatto perché quei bambini ormai fanno parte di me, della mia quotidianità. Sapere di poter essere loro di aiuto in qualche modo in questo momento difficile aiuta anche me ad affrontare più positivamente la situazione. Lo faccio anche per una questione di etica: io con loro inizialmente ho stretto un patto: ho promesso loro che li avrei accompagnati in questo percorso per tutto l’anno scolastico. Non posso venir meno ad una promessa fatta perciò, anche se con più fatica, porto orgogliosamente avanti il mio lavoro e non mi importa se per questo mese o se per i prossimi due mesi, le mie entrate saranno misere rispetto al solito. Io sto in pace con la mia coscienza, perché sto mantenendo quel patto e sto facendo il mio dovere. Io resto a casa ma non li abbandono.
In questa situazione lavorare è ancora più difficile: bisogna preparare anticipatamente le lezioni, reperire prima il materiale come per esempio le pagine da studiare, fornire ai genitori le schede per il potenziamento,
Dott. ssa Agnese M.M Melaranci - Psicologa e Tutor DSA
cell. 3407359589
e-mail: agnesemelaranci87@gmail.com
Grazie per l’attenzione. Vi aspettiamo ai prossimi approfondimenti!
“«Volare mi fa paura» stridette Fortunata alzandosi. «Quando succederà, io sarò accanto a te» miagolò Zorba leccandole la testa.”
(Dal libro “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda, 1996)