L’approccio del PAS si basa sul concetto di modificabilità cognitiva. Il metodo si propone di modificare interamente le funzioni cognitive carenti di una persona attraverso un lavoro paziente,
sistematico, capillare e costante nel pieno rispetto della personalità dell’individuo. Il principale obiettivo consiste nel dotare la persona delle capacità necessarie per interagire
positivamente con l’ambiente; modificare l’individuo in modo che l’esposizione a stimoli ricchi e vari lo renda capace di rispondere attivamente. Il PAS ha come obiettivo la crescita umana e
civile dell’individuo e si esprime, quindi, attraverso tutta una serie di altre iniziative da cui possono dipendere i successi o gli insuccessi, la stima o disistima di sé, la gioia o la
tristezza, la serenità o i turbamenti psicologici.
Ha un’impostazione didattica induttiva, che punta alla scoperta, all’apprendimento e all’applicazione di relazioni, regolamenti, principi, operazioni, strategie utilizzabili nelle situazioni più diverse. Vygotskij sostiene che l’intelligenza umana non è innata, né statica, ma al contrario è un bene che tutti hanno e che possono sviluppare in virtù della plasticità e della plasmabilità delle strutture del nostro cervello.
Il Metodo Feuerstein si basa sulla teoria della Modificabilità cognitiva secondo cui l’intelligenza umana non può essere concepita in termini di quantità fissa e immutabile, ma come un’entità plastica e modellabile nel tempo. Nella relazione che l’allievo costruisce giorno per giorno con la figura del Mediatore si concretizza l’Esperienza di Apprendimento Mediato permettendo il recupero delle funzioni cognitive carenti. L’individuo impara non solo perché è esposto agli stimoli dell'ambiente ma anche e soprattutto perché tra lui e l'ambiente si inserisce una figura che interviene esplicando una preziosa funzione di mediazione.
Rogers considera fondamentale, non tanto il contenuto culturale, destinato a cambiare grazie alle scoperte scientifiche, ma l’acquisizione delle abilità di ricercare, documentarsi, osservare ecc., di “imparare ad imparare”. Sembra proprio l’esplicitazione dell’obiettivo di questo metodo: "imparare a imparare”. Nel Metodo Feuerstein l’importante è strutturare nel bambino/ragazzo adeguate modalità di pensiero, in modo che i suoi processi mentali siano il più possibile efficaci nel momento dell’apprendimento vero e proprio.
Può essere usato sia come programma di recupero nel caso di bisogni speciali, sia come programma di arricchimento per individui con prestazioni nella norma e ha come obiettivo l’arricchimento del repertorio individuale delle strategie cognitive per arrivare a un apprendimento e a un problem solving più efficaci. Il metodo è oggi applicato oltre che a studenti, a persone adulte, ad esempio lavoratori che devono aggiornarsi alle nuove tecnologie, mma anche brillanti managers che vogliono implementare le proprie potenzialità.
La prima fase del metodo prevede la misurazione del potenziale di intelligenza di un bambino, di un adulto, per poi svilupparne appunto l'intelligenza con apposito insegnamento centrato sulla mediazione didattica, fatta da una persona professionalmente preparata ad applicare il metodo in uno dei centri accreditati ufficialmente.
Anziché focalizzarsi su una specifica abilità o area di contenuto, il Programma di Arricchimento Strumentale punta al processo di apprendimento in sé. I diversi eserciziari che compongono il programma sono stati chiamati strumenti per definire il loro ruolo di “attrezzi” per l’apprendimento.
Nella concezione del PAS come programma di recupero è implicita la convinzione che la prestazione cognitiva carente non deve essere vista come una caratteristica stabile della persona e che un intervento mirato alla correzione delle funzioni carenti, renderà questa condizione reversibile, producendo cambiamenti rilevanti e significativi nella struttura cognitiva dell’individuo.
Ogni comportamento, anche il più semplice, ha sempre una componente cognitiva. Trattandosi degli aspetti emozionali emerge spesso la difficoltà di individuare la sorgente delle emozioni e la necessità di isolare l’emozione stessa dal comportamento che ne deriva.
Tra le varie strategie usate con lo scopo di promuovere oltre al sapere anche la dimensione affettiva, emotiva e socio-relazionale dei soggetti poniamo l’accento sull’educazione socio-affettiva e sul metodo PAS con i medesimi obiettivi: trasmettere agli individui alcune competenze e capacità psicologiche in modo che essi diventino capaci di affrontare meglio i problemi legati alla vita scolastica e familiare, e anche relazionale, andando più a fondo nella conoscenza e comprensione di se stessi e delle proprie interazioni con gli altri.
Il mediatore deve essere un “facilitatore”, capace di creare un clima in cui il bambino possa essere creativo, autonomo e capace di autoapprendimento; deve avere capacità relazionali che gli permettano di stabilire un efficace rapporto interpersonale con gli altri; essere genuino, esprimere se stesso, non recitare un ruolo, essere empatico e capace di ascoltare e di comunicare.
L’individuo non può essere considerato un soggetto passivo destinatario dell’intervento didattico, ma deve essere necessariamente attivo; infatti la costruzione di un concetto, la soluzione di un problema o l’acquisizione di particolari capacità, come quelle dello scrivere, del leggere, del nuotare ecc., richiedono l’attività dell’individuo. Questo significa che egli è il protagonista della propria istruzione (attività di acquisizione delle conoscenze) e della propria formazione (attività di acquisizione di capacità e di atteggiamenti).
È importante che l’apprendimento si attui in un clima di libertà, che sia significativo, automotivato e basato sull’esperienza. Il mediatore deve essere genuino, essere cioè se stesso, in grado di esprimere i propri sentimenti positivi o negativi; deve avere stima delle capacità dell’individuo; deve avere comprensione, empatia, riuscendo cioè a capire ciò che prova il soggetto, senza valutare o giudicare.
Per l’applicazione del PAS è prevista la somministrazione degli strumenti con una durata non inferiore ad un anno. Gli incontri si svolgeranno preferibilmente a cadenza bisettimanale per un’ottimizzazione del metodo. In casi particolari si può optare per un singolo incontro a settimana. La durata media sarà di 45/50 minuti.
“«Volare mi fa paura» stridette Fortunata alzandosi. «Quando succederà, io sarò accanto a te» miagolò Zorba leccandole la testa.”
(Dal libro “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda, 1996)