"Ognuno è un genio.
Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi
lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido."
Albert Einstein
L’acronimo DSA si riferisce ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Sono disturbi evolutivi, presenti sin dalle prime fasi dello sviluppo.
Non possono essere considerati alla stregua di una malattia, ma una condizione di neurodiversità. Ci sono delle modalità di intervento che permettono di plasmare e modificare positivamente il naturale decorso delle difficoltà, e degli strumenti (compensativi e dispensativi) che consentono di agevolare la vita scolastica ed extrascolastica del bambino con DSA. Questi disturbi, comunemente chiamati dislessia (disturbo della lettura, per rapidità e/o correttezza), disortografia (disturbo della scrittura nella sua componente ortografica), disgrafia (disturbo della scrittura nella sua componente esecutivo-motoria) e discalculia (disturbo delle competenze numeriche e/o di calcolo), si manifestano in età evolutiva e comportano difficoltà nell’acquisizione e nell’automatizzazione delle abilità di lettura, scrittura e numero e calcolo. Non si può parlare di DSA in presenza di disabilità intellettiva, danni neurologici e/o danni sensoriali.
Le ricerche condotte su famiglie di bambini con DSA e su gemelli omozigoti con DSA confermano, in buona misura, una base genetica. È probabile, quindi, che un genitore o un parente stretto di un bambino con DSA abbia avuto, a sua volta, problemi nell'imparare a leggere, a scrivere o nel calcolo.
I bambini DSA sono stati spesso erroneamente indicati dal sistema scolastico come bambini svogliati, ribelli, "strani". Solo in tempi recenti si è iniziato a porre maggiore attenzione su questi disturbi specifici dell'apprendimento e la scuola stessa ha lanciato un segnale d'allarme.
L’articolo 3 della Legge 170/2010 prevede che la diagnosi di DSA sia effettuata da professionisti del Servizio Sanitario Nazionale oppure da professionisti privati. La certificazione diagnostica di DSA, che può essere rilasciata solo da uno Psicologo o da un Neuropsichiatra infantile, è il risultato di un iter valutativo coadiuvato e multidisciplinare che prevede la partecipazione di molteplici figure professionali.
Approfondimento: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia
Dislessia: i problemi possono includere difficoltà nella pronuncia delle parole, nella lettura veloce, nella scrittura a mano, nella pronuncia delle parole
durante la lettura ad alta voce e nella comprensione di ciò che si legge. Errori tipici di questo disturbo sono inversioni, omissioni, aggiunta di lettere, salti di righe o parole durante la
lettura, errori di accentazione. Nel quotidiano il bambino, o l’adulto dislessico, possono avere difficoltà nell’esprimere a parole ciò che pensa, difficoltà nel leggere l’orologio analogico,
confondere i rapporti spaziali temporali o avere difficoltà a compiere azioni che per chiunque altro possono sembrare banali, come per esempio allacciarsi le scarpe.
Disgrafia: disturbo specifico della scrittura nella riproduzione di segni alfabetici e numerici. Quando si scrive, le lettere sono di grandezze diverse, non sempre collocate
correttamente all’interno del rigo o del quadretto, la pressione del tratto è molto forte, la prensione della penna o della matita poco funzionale. Nel quotidiano si hanno difficoltà a prendere
appunti, a scrivere sotto dettatura, usare righello, forbici etc, scrivere in corsivo e scrivere in modo leggibile.
Disortografia: disturbo specifico della scrittura che non rispetta regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Errori tipici sono omissioni di lettere
o sillabe, inversioni, sostituzioni di grafemi simili per forma, fusioni o separazioni illecite, non riconoscimento di gruppi di sillabe complesse.
Discalculia: difficoltà nel comprendere i numeri, nell'apprendimento di come manipolare i numeri e l'apprendimento dei fatti in matematica. Nel quotidiano si può presentare sotto
forma di difficoltà nell’utilizzare il denaro o in una difficoltà nell’usare correttamente i quantificatori temporali (ieri, oggi, domani etc.).
Quando si può fare diagnosi di DSA?
La diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia può essere emessa solo alla fine della seconda classe della Scuola Primaria. Per la diagnosi di discalculia è necessario attendere fino al termine della terza classe della Scuola Primaria.
Quali sono i principali indicatori di rischio di DSA?
Pregresso disturbo (specifico) di linguaggio; familiarità nota per DSA (presenza, nel nucleo familiare, di parenti che si riconoscono nelle medesime difficoltà del bambino); resistenza ad adeguati interventi didattici di recupero e/o potenziamento e permanenza di evidenti fragilità.
Individuazione precoce della popolazione a rischio di DSA…quando?
A partire dall’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia. Nell’ultimo anno prescolare, infatti, sono evidenziabili molteplici competenze indicative/predittive. dell’apprendimento della letto-scrittura, tra cui: la consapevolezza fonologica, la conoscenza delle lettere, il vocabolario verbale, le attività di pre-grafismo ecc.
Da sottolineare: i DSA non si risolvono con l'esercizio (leggere tanto non serve!), ma necessitano di un intervento personalizzato, in relazione alle caratteristiche neuropsicologiche del bambino, emerse nelle valutazioni. Il trattamento vero e proprio è di tipo strettamente riabilitativo.
Cosa deve contenere la diagnosi DSA?
La diagnosi DSA non è una mera certificazione, ma deve includere tutte le informazioni utili ad altri specialisti, alla famiglia e alla scuola. In particolare è bene che includa un profilo di funzionamento delle aree cognitiva, linguistica e comunicazione, abilità scolastiche, affettivo-relazionale e – fondamentale – deve presentare delle indicazioni utili al trattamento all’abilitazione o alla riabilitazione, indicando anche eventuali misure compensative o dispensative utili al miglioramento del benessere e della vita della persona.
Grazie per l’attenzione. Vi aspettiamo ai prossimi approfondimenti!
Dott.ssa Cristina Bernucci
Psicologa dell’età evolutiva e Psicoterapeuta cognitivista.
“«Volare mi fa paura» stridette Fortunata alzandosi. «Quando succederà, io sarò accanto a te» miagolò Zorba leccandole la testa.”
(Dal libro “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda, 1996)